PRIMAPAGINA ECONOMIA - Cuneo fiscale e salario minimo. La parola all'esperto: Antonio D' Oca

PRIMAPAGINA ECONOMIA -  Cuneo fiscale e salario minimo. La parola all'esperto: Antonio D' Oca

Dott. Antonio D' Oca Consulente del Lavoro

Dott. D' Oca, c'e' molto fermento in tema di riduzione del cuneo fiscale e di introduzione del salario minimo, a suo avviso queste misure hanno il potenziale necessario a rilanciare il mercato del lavoro?
Rispondo alla sua domanda facendo un doveroso preambolo; cosa si intende quando si parla di "cuneo fiscale", ossia la somma delle imposte dirette e indirette e dei contributi previdenziali che gravano sul costo del lavoro.
Per usare una terminologia meno tecnica, parliamo della forbice ricompresa tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e il netto percepito in busta paga dal lavoratore.
La manovra al vaglio del legislatore nei suoi lavori preparatori non e ' una vera e propria riduzione del cuneo, essendo concepita per eliminare unicamente una parte esigua ( circa 1,5% n.d.r.) dei contributi che mensilmente vengono versati dal datore di lavoro. Pur essendo questa iniziativa lodevole, resta a mio avviso totalmente ininfluente per quanto riguarda il rilancio del mercato del lavoro.
Toccando il tema del salario minimo, come si colloca questa novita' nell' attuale panorama lavorativo del paese?
I salari italiani si collocano mediamente negli standard dei loro corrispettivi dei paesi europei, quello che ci differenzia maggiormente dalle altre nazioni e' proprio il suddetto cuneo fiscale il quale ci colloca ai vertici dei rapporti annuali OCSE. Certamente un incremento salariale del personale dipendente non puo ' essere visto con sfiducia poiché l' economia di un paese è basata sul potenziale di consumo della propria popolazione.
Tuttavia tale incremento non può e non deve in alcun modo generare ulteriori oneri a scapito di una imprenditoria gia' sofferente.
Parlando di numeri l' attuale manovra prevedrebbe un risparmio per le aziende, in tema di cuneo fiscale, pari a 5 miliardi di euro, ed un maggior costo collegato all'incremento salariale, pari ad 8 miliardi.
Quali sarebbero le misure necessarie a suo avviso per ottenere l' effetto sperato sul mercato del lavoro?
Credo che la priorita' andrebbe data a politiche attive nel mondo del lavoro in sostituzione delle politiche passive (es NASPI n.d.r.). Queste ultime infatti generano solo un meccanismo di sussistenza temporaneo che però non porta ad un reale aumento della capacità di consumo.
In seconda battuta si dovrebbe agire concretamente sul cuneo fiscale tagliano in modo sensibile sia la parte contributiva che quella fiscale, consentendo un avvicinamento tra quanto speso dal datore di lavoro e quanto percepito dal lavoratore. Tale azione dovrebbe essere molto più incisiva e drastica rispetto alle previsioni attuali
Il nostro ordinamento ha adottato questa soluzione con ottimi risultati in tema di erogazioni welfare, che di fatto, su alcuni temi, ha azzerato il cuneo fiscale.
Questo modello dovrebbe fungere da base ispiratrice per il rinnovamento di tutto il mercato del lavoro.

Redazione


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