Votati questa mattina nell'Aula del Senato alcuni degli emendamenti al Decretone. In particolare, sono state votate le proposte di modifica presentate sino all'articolo 5. Confermati con voto favorevole anche 15 emendamenti già approvati in commissione Lavoro. Tra questi, misure contro i "furbetti del divorzio" e per l'accesso al reddito di cittadinanza degli stranieri extracomunitari. Le modifiche prevedono da un lato un "apposito verbale della polizia municipale" che certifichi le separazioni o i divorzi avvenuti dopo il primo settembre 2018 e dall'altro che chi proviene da Paesi extra Ue faccia certificare dal Paese di origine la situazione patrimoniale e reddituale e la composizione del nucleo familiare, certificato che va tradotto in italiano e validato dal consolato italiano. L'elenco dei Paesi dove non sarebbe possibile acquisire la documentazione necessaria per la compilazione della dichiarazione sostitutiva unica ai fini Isee verrà stilato, con decreto del ministro del Lavoro di concerto con il ministro degli Affari esteri, entro tre mesi dall'entrata in vigore delle misure. I beneficiari del reddito di cittadinanza saranno obbligati ad accettare la proposta di lavoro solo se il salario sarà di 858 euro al mese. Nello specifico si legge che l'offerta è congrua se la retribuzione è "superiore di almeno il 10 per cento del beneficio massimo fruibile da un solo individuo, inclusivo della componente ad integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazioni in locazione". Passa anche all'emendamento che recepisce le obiezioni del Garante della privacy che dovrà essere sentito dal ministero per la scrittura del decreto che disciplinerà il monitoraggio. Lo Stato potrà controllare i soli importi complessivamente spesi e prelevati con le card del reddito di cittadinanza e non le singole spese. Si torna in Aula domani con le dichiarazioni di voto e con il voto finale di Palazzo Madama.
Redazione